Nel campo dell’acquariologia marina negli ultimi anni stanno aumentando sempre più coloro che si avvicinano al mondo dei nanoreef e picoreef, versioni in miniatura (100 litri massimo per un nanoreef e 20 litri per un picoreef) di un acquario marino che grazie alle ridotte dimensioni dà la possibilità anche a chi ha poco spazio a disposizione di poter ospitare una vasca marina. Ed in quanto piccola darà l’opportunità all’acquariofilo di osservare in maniera approfondita il comportamento degli animali presenti in vasca, specialmente quelli più sfuggenti); questa cosa, per esempio, in un grande acquario marino spesso risulta molto difficile. Quello dello spazio ridotto non è l’unico vantaggio che il nanoreef offre; queste piccole vasche infatti hanno costi di gestione e realizzazione decisamente inferiori agli acquari marini più grandi, anche se questa cosa si ripercuote sulla stabilità chimico-fisica generale della vasca.
Le vasche adatte ad ospitare un nanoreef devono preferibilmente essere di forma cubica, non troppo alte e aperte; in una vasca del genere sarà più agevole l’arredamento, il posizionamento degli accessori e l’osservazione del nostro mini mondo marino. La parte tecnica è ridotta all’essenziale e sarà proporzionata a cosa intendiamo immettere in vasca; per quanto riguarda il filtraggio l’ideale sarebbe seguire il metodo naturale grazie all’introduzione di rocce e sabbia viva e a regolari cambi d’acqua settimanali (circa il 15% del volume netto). Questa gestione unita ad un corretto movimento d’acqua ottenuto attraverso una o due pompe sommerse consentirà di avere livelli di inquinamento dell’acqua non dannosi e il corretto apporto di nutrienti per gli invertebrati. La potenza del sistema di illuminazione dipenderà dall’introduzione o meno di coralli in presenza dei quali dovremo optare per un impianto che consenta almeno la potenza di 1W per litro (ottenuta attraverso i classici tubi al neon o con lampade a risparmio energetico o con i nuovi sistemi a LED), mentre in presenza di solo pesci o crostacei possiamo optare per una illuminazione di media intensità (0,4-0,5 W per litro).
Il riscaldamento della vasca sarà affidato al classico termoriscaldatore sommerso; in caso di surriscaldamento della vasca (specialmente nei mesi estivi) e non potendo ricorrere ad un refrigeratore per motivi di ingombro e costi, potremo avvalerci di ventole (quelle da pc vanno benissimo) per abbassare la temperatura di un paio di gradi. E’ bene tenere a mente che questo comporterà un aumento dell’evaporazione dell’acqua che dovrà essere reintegrata con più frequenza.
In fatto di valori chimico-fisici dell’acqua, il riferimento è quello canonico degli acquari marini. Unica accortezza: avendo un volume più ridotto della vasca, quest’ultima è più sensibile ad eventuali variazioni o accumuli di sostanze tossiche e dovrà quindi necessitare di un programma di controllo più frequente rispetto ad una vasca marina classica.
Riguardo alle specie che possiamo introdurre in un nanoreef, ci sono gli invertebrati sessili come i coralli appartenenti alla famiglia degli alciionidae, nephtheidae, clavularidae, piccoli gamberetti, granchi, lumache e paguri nonché piccoli pesci come gobidi o blennidi giusto per citare alcune specie. L’importante è non esagerare, studiare attentamente prima le specie che intendiamo introdurre per verificarne la compatibilità con il nostro progetto privilegiando l’equilibrio generale della vasca in questo ambiente particolarmente ristretto.