L’estremo oriente ed in particolare il Giappone sono sempre stati patria di filosofi e ricercatori della giusta armonia vitale attraverso gli elementi naturali ed anche in acquariologia grazie alla persona di Takashi Amano(primo a proporre tali vasche) questa ricerca dell’armonia ha dato vita agli acquari zen.
Possiamo affermare che l’acquario zen è un angolo di natura sommersa nel quale l’armonia e le proporzioni tra i vari elementi presenti in vasca restituiscono all’acquariofilo un quadro naturale assolutamente mozzafiato. Per realizzare questa tipologia di acquari serve molta pazienza, tempo da dedicargli (come tutti gli acquari del resto…) e un buon studio dei vari elementi che si ha intenzione di inserire in vasca per partire subito col piede giusto.
L’acquario zen solitamente è composto da un fondo fertilizzato (akadama o sabbia più un substrato fertilizzante) tronchi, radici o rocce (nel caso di un acquario con le sole rocce presenti saremo in presenza di una vasca Iwagumi). Questi elementi devono sempre essere presenti in numero dispari e posizionati in modo da ricreare una sensazione di armonia e naturalezza alternando vuoti e pieni all’interno della vasca.
Le piante hanno un ruolo fondamentale per queste realizzazioni, un pratino di glossostigma o hemianthus callitrichoides è irrinunciabile per la parte anteriore-mediana della vasca mentre nella zona posteriore possono essere inserite piante a stelo più alte, sempre in numero dispari e avendo cure di inserire le piante a foglia rossa o scura agli angoli posteriori della vasca lasciando al centro della scena quelle a foglia verde.
L’acquario zen non pone limiti minimi per quanto riguarda le dimensioni; si può realizzare in una vasca da poche decine di litri fino a quelle da svariate centinaia. Quello che conta è la filosofia di realizzazione, per quanto riguarda la tecnica e i valori dell’acqua saranno inevitabilmente sottoposti alle esigenze vitali di crescita delle piante che andremo ad inserire e di conseguenza saranno scelti pesci e\o invertebrati per la loro compatibilità con i valori chimico-fisici dell’acqua che andremo ad ottenere. Ovviamente per il fatto che non devono assolutamente danneggiare la vegetazione acquatica (ideali sono piccoli caracidi o caridinie).